Vediamo insieme le domande più frequenti di deontologia forense. Come sappiamo, l’esame d’avvocato impone al candidato la scelta di sei materie da studiare per la seconda fase d’esame. Tra le materie obbligatorie per i candidati vi è ordinamento e deontologia forense, una materia che riveste un’importanza fondamentale nella preparazione del candidato e ai fini dell’esercizio della professione forense, che non può prescindere da una condotta conforme al codice deontologico e alla legge professionale. Un buon avvocato è tenuto ad approfondire lo studio della materia e gli è imposta una conoscenza puntuale e approfondita dei principi deontologici alla base della professione forense e dell’essere un “buon avvocato“, non solo dal punto di vista delle capacità e delle competenze, ma anche da un punto di vista etico e morale.
Domande frequenti
La deontologia forense è una materia che fa sentire il suo peso non solo nell’esame d’avvocato ma, più in generale, nella formazione di tutti i giuristi che si imbattono nei suoi principi quotidianamente nell’esercizio della professione, nei rapporti con i clienti e con i colleghi. Un faro di moralità che dovrebbe guidare il professionista in tutti gli aspetti della sua vita professionale.
Vediamo, dunque, alcune delle domande più frequenti di deontologia forense in sede d’esame:
- Quali sono i due poteri principali degli ordini professionali?
- Quali sono gli effetti dell’iscrizione all’albo degli avvocati?
- Presso chi può essere svolto il tirocinio professionale?
- Quali sono gli organi degli ordini territoriali?
- Quali sono i principali doveri deontologici degli avvocati?
- Qual è la differenza tra cliente e parte assistita?
- L’avvocato può registrare una conversazione telefonica con un collega?
- Quali regole deve seguire l’avvocato in caso di sostituzione di un collega?
- Qual è l’organo distrettuale che esercita il potere disciplinare?
- La responsabilità civile dell’avvocato può essere desunta dal mancato raggiungimento del risultato perseguito dal cliente?
Consigli per lo studio
Lo studio della deontologia forense richiede una comprensione e una visione d’insieme dell’intera professione.
Una buona programmazione è alla base di uno studio proficuo ed ottimale, che possa rendere performante in sede d’esame gli sforzi profusi nella fase di studio. Dunque:
- Programmare lo studio in giorni ed argomenti;
- Creare un piano di studio realistico, meglio non sovrastimare;
- Sezionare il programma in più parti;
- Inserire nel piano di studio i giusti tempi da dedicare alla ripetizione;
- Studiata una sezione del programma, procedere con la successiva senza mai abbandonare del tutto quello che si è già studiato;
- Associare i concetti ad esempi reali, che possano agevolare la comprensione ed il ricordo;
- Concedersi dei tempi di riposo.
Ed, infine, il consiglio più importante di tutti: credere sempre in sè stessi!
Conclusione
Essere dei bravi avvocati non vuol dire solo essere dei giuristi eccellenti e ottenere ottimi risultati in aula. Essere avvocati è molto di più, è necessaria empatia verso il cliente che ripone la sua fiducia in noi, vuol dire essere leali e onesti verso i colleghi che non sono nemici ma nostri compagni, vuol dire rispettare un codice che non va abbandonato una volta tolta la toga dalle spalle. Essere un buon avvocato vuol dire avere dei valori e coltivarli. Il codice deontologico è una guida, non deve e non può essere lettera morta.
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