Le vacanze degli avvocati La storia della sospensione feriale dei termini

 

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4 min di lettura

Gli avvocati vanno in vacanza? Si, anche gli avvocati vanno in vacanza (almeno in teoria), ma questo diritto alle “ferie” in realtà è una conquista abbastanza recente. Infatti, a differenza delle altre categorie di lavoratori, le “vacanze” per gli avvocati non sono sempre state un diritto, quasi come se questa professione non potesse mai fermarsi o almeno rallentare. Ma per quale motivo agli avvocati non erano concesse le ferie?

Le origini

Prima del 1965 non era previsto quello che oggi chiamiamo “sospensione feriale dei termini”, ossia un periodo durante il quale gli avvocati possono riposarsi ed andare in vacanza perché i termini processuali (non tutti) sono sospesi e all’avvocato viene concessa la possibilità di non doversi affannare e stare in ansia tra scadenze, depositi ed atti vari. Dunque, non si era mai perlato prima della vacanza degli avvocati.

Facciamo un passo indietro e ripercorriamo le origini del periodo feriale.

Il primo tentativo

La prima volta in cui si è parlato di “periodo feriale” nel nostro ordinamento risale al 1951 ad opera del senatore democristiano Guido Bisori. Questo propose la proroga automatica al 20 settembre di tutti i termini. La sua proposta di legge, tuttavia, sebbene aveva il merito di aver introdotto per la prima volta un tema importante quale quello del riconoscimento del diritto alla ferie anche per gli avvocati, presentava una forte criticità: il 20 settembre sarebbero scaduti TUTTI i termini! La proposta di legge non passò.

Ulteriori tentativi

Seguirono altri due infruttuosi tentativi da parte di altri parlamentari fino a giungere al 6 febbraio 1964 quando il deputato Cacciatore depositò la sua proposta di introduzione del periodo feriale, ponendo particolare attenzione a ricordare che “è risaputo che, allo stato, il cosiddetto periodo feriale, mentre per i giudici è di assoluto riposo, non può essere tale per gli avvocati e procuratori, giacché è sempre possibile che, per la scadenza di un termine perentorio, il professionista debba interrompere il suo riposo: comunque gli mancherebbe sempre la serenità, che è condizione indispensabile per il risposo“.

La proposta del periodo feriale del deputato Cacciatore andava dal 1 al 31 agosto, ma tale termine fu allungato fino al 15 settembre in Commissione giustizia.

L‘estate del 1965 può essere ricordata come la prima estate in cui agli avvocati è stato riconosciuto il diritto di andare in ferie.

La legge 742/1969

Si giunse, infine, alla legge 742/1969 che, ad oggi, disciplina il periodo feriale. Tuttavia, nel 2014, con l’intento di ridurre le lungaggini processuali,  è intervenuta una modifica che ha riportato il periodo feriale all’originaria proposta con la riduzione dell’estensione del periodo feriale che non va più dal 1 agosto al 15 settembre bensì dal 1 al 31 agosto.

Conclusione

Come mai prima del 1951 non si è mai parlato delle vacanze degli avvocati? Molti ritenevano che la “libera professione” fosse di fatto inconciliabile con il periodo di ferie. L’avvocato era quindi costretto ad una costante veglia poiché anche in ferie poteva trovarsi costretto a precipitarsi in studio o tribunale per adempimenti urgenti.

C’è da dire che la sospensione dei termini presenta delle eccezioni e ci sono delle materie escluse che vincolano ugualmente l’avvocato senza permettergli di allontanarsi ed andare effettivamente in vacanza staccando completamente la spina. Ad oggi, tuttavia, in un’epoca in cui siamo costantemente reperibili e connessi è sempre più labile il confine tra vacanza e lavoro per gli avvocati che di fatto restano sempre reperibili e sono esposti alla tentazione di portare con sé il lavoro anche se in vacanza.

Non resta che godersi il periodo feriale quando e come si può. Staccare la spina fa bene e rigenera mente e corpo per una ripresa migliore.

Buone vacanze!

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