Comprendere un testo: comprendere l’altro da sé Perchè è così raro saper leggere e comprendere un testo ?

 

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La reading literacy, da anni oggetto delle rilevazioni dell’OCSE PISA e dell’INVALSI, è ormai a ragione considerata da più parti la competenza per eccellenza. Leggere, comprendere e valutare testi di diversa tipologia è, difatti, la chiave d’accesso ai diversi saperi disciplinari e all’acquisizione di un ruolo attivo nella realtà sociale. E non è un azzardo estendere il valore strategico di tale competenza anche ai testi orali e ai testi visivi.

Nella contingenza che noi tutti stiamo vivendo, con la didattica a distanza come unica modalità possibile per continuare a “fare” scuola, la competenza testuale si rivela ancora più determinante e necessaria.

In questi giorni ognuno di noi si è sicuramente trovato da solo con un messaggio vocale da ascoltare. Magari neanche tanto breve e senza il sussidio di tutti quegli elementi non verbali fondamentali nella comunicazione orale, come l’espressione del volto o i gesti delle mani. E senza alcuna possibilità di chiedere spiegazioni o repliche. Non pochi gli equivoci, non pochi i fraintendimenti.

Il rischio di non comprendere appieno e di incappare in errori (e strafalcioni) comunicativi avviene naturalmente, e ancor più, davanti a un testo scritto.

Tale rischio non coinvolge soltanto gli studenti ma anche gli adulti. Le difficoltà di comprensione talvolta sembrano del tutto svincolate da età o grado di istruzione.

La scuola italiana, che finalmente negli ultimi anni ha acquisito la piena consapevolezza della centralità della competenza testuale e lasciato da parte chi si ostina ancora, in maniera anacronistica, a mettere in discussione la validità di prove come quelle INVALSI, deve, evidentemente, proseguire e potenziare tutte le iniziative e le attività volte a far conseguire ai nostri ragazzi la capacità di comprendere l’insieme delle informazioni che un testo veicola e il modo in cui tali informazioni sono veicolate. Forse ciò che ancora non è avvenuto compiutamente nella scuola è quello di estendere a tutte le discipline, senza alcuna esclusione, “esercizi” come analisi del testo e approfondimenti lessicali (a volte si sottovalutano le conseguenze di una limitata competenza lessicale…).

 

 

 

 

Tuttavia, c’è una ragione più profonda all’origine delle difficoltà di comprensione. Ragione che spiega il perché tali difficoltà riguardino noi tutti: siamo irrimediabilmente autoreferenziali.

Chiusi in un individualismo in certi casi esasperato, presi da noi stessi e dalle nostre convinzioni, non prestiamo attenzione all’altro. L’apertura verso l’“altro” da sé è, invece, prerogativa irrinunciabile per comprendere davvero il discorso di un amico, un’email di un superiore, un comunicato ufficiale, un articolo di giornale, un racconto.

Allora la scuola, in un’Italia capace di dimostrare in maniera intensa e commovente che è in grado di superare gli egoismi, può e deve fare molto anche in questa prospettiva. È richiamata, anzi, alla sua essenza più pura, alla sua natura più vera, purtroppo spesso dimenticata e in questi drammatici frangenti negata (ma forse soltanto apparentemente). Quella di una comunità in cui la capacità di ascoltare l’altro, di comprendere l’altro, di avere il senso della collettività e di giungere a una reale e profonda condivisione sono i valori fondamentali. Imprescindibili.

 

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