Vuoi davvero diventare un dipendente pubblico? Interessante punto di vista sulla vita del pubblico dipendente

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Qualche tempo fa ho rivisto un mio vecchio amico. Abbiamo parlato un po’ di tutto, anche del mio nuovo lavoro in INPS. Quando è arrivato il momento di salutarci, sorride e dice“Auguri eh”, ed io, ancora ingenuo “Grazie…ma oggi non è il mio compleanno!” e lui, sornione, “Lo so, ma per un dipendente pubblico è festa ogni giorno!”. E questa fu solo la prima di una lunga serie di allusioni sarcastiche al mio nuovo lavoro nella Pubblica Amministrazione.

Non importa che tu sia un funzionario dell’INPS, un segretario comunale o uno statistico all’Agenzia delle Entrate, per tutti i tuoi amici e parenti tu sarai “il dipendente pubblico”.

 

Il pubblico dipendente e il cinema

Inutile negare che il dipendente pubblico è immediatamente associato ad un “nullafacente”. Anzi, tentare di spiegare che invece tu in ufficio lavori sul serio, anche tanto, rischia solo di farti promuovere dallo stato di nullafacente a quello di mitomane (provare per credere!).

La cinematografia non ha certamente aiutato la categoria.

Tutti ricordano un piccolo Checco Zalone tra i banchi di scuola che alla domanda della maestra “E tu Checco, che vuoi fare da grande?”, risponde, soddisfatto “Io voglio fare il posto fisso”. Tutto il cinema scoppiò a ridere, compreso me, ignaro che da lì a poco sarei diventato “un posto fisso”.

Devo essere sincero, molti miei colleghi della vecchia guardianon possono certamente essere definiti degli stacanovisti. Ma, posso garantire, il lavoro c’è e, per chi vuole lavorare, è anche tanto.

 

Nuovi concorsi pubblici: tanti e diversi

In questo periodo di grandi concorsi, sono tanti i giovani che contro il precariato hanno scelto questa strada. Tutti i colleghi neoassunti che sono entrati con il mio stesso maxiconcorso e che ho avuto il piacere di conoscere sono ragazzi validi, che hanno voglia di lavorare, di crescere e di imparare.

Purtroppo, i concorsi non sono banditi sul tipo di lavoro che effettivamente si andrà a svolgere; ogni concorso è aperto a mille lauree diverse. Tanto meno il collocamento post assunzione è ben pensato sulle capacità e potenzialità di ognuno; spesso l’assegnazione al settore è random. Ci sono colleghi economisti che redigono atti per notai, giuristi che fanno calcoli di rate, biologi che fanno segretariato e fisici che fanno statistiche.

Inutile negare che quando mi è stata assegnata la mia prima pratica non sapevo neanche da dove iniziare e imparare il lavoro dal collega senior è stata una mission impossible. Ogni informazione concessa mi è stata elargita come se fosse l’ingrediente segreto della Coca Cola.

Forse perché, da quanto dicono, a loro la formazione non è mai stata fatta e il lavoro l’hanno imparato con il loro sudore. Forse perché, ma è solo una mia supposizione, hanno paura che una volta che un neoassunto avrà imparato a fare il loro lavoro, sarà palese che la pratica che per venti anni hanno gestito in una settimana, è possibile concluderla in mezza mattinata, comprensiva di pausa caffè.

Forse fare il dipendente pubblico non è la più grande ambizione nella vita di un neolaureato, ma credo che i giovani che scelgono questa strada abbiano tutte le carte in regola per debellare i luoghi comuni sui dipendenti pubblici.

Per arrivare al posto fisso i giovani di oggi fanno molti sacrifici e per questo meritano il rispetto di amici, parenti e della società tutta. Incoraggio tutti i giovani, soprattutto chi non riesce a trovare lavoro o vive nel precariato, a provare questa strada perché, oltre a tutti i benefici della certezza del lavoro, può dare grandi soddisfazioni.

I concorsi banditi sono davvero duri, devi essere preparato su tutto, dalla logica all’inglese, dalla letteratura all’attualità, dal penale al calcolo delle probabilità e chi più ne ha più ne metta.

Hai già letto l’articolo “Quello che puoi imparare solo partecipando ad un concorso?”

Ma, da quello che mi è sembrato, si tratta di una gara alla pari dove i più meritevoli hanno la possibilità di vincere. E allora concludo con un’altra perla di Checco: “Se ce l’ho fatta io…ce la puoi farcela anche tu!”.

F.N.