Un funzionario CONSOB racconta il suo concorso da Vice Assistente Quelli che ce l'hanno fatta

 

Condividi

10 min di lettura

Era il 1999 ed ero il responsabile della redazione di diritto pubblico ed amministrativo della Casa Editrice Simone a Napoli. Lavoravo lì da ormai quattro anni, era un lavoro che mi piaceva moltissimo (sono da sempre innamorato dei libri), i miei colleghi erano prima di tutto amici e poi persone con cui dividevo gran parte della giornata, ma……. Ma c’era qualcosa che mi spingeva a cambiare vita, a cercare nuove strade, nulla di preciso o determinato, forse una sensazione che a trentadue anni le opzioni cominciassero a ridursi drasticamente e che se avessi perso quel momento, non avrei avuto più il coraggio di cambiare.

Mandavo curricula a pioggia (una volta anche alla Esselunga, nota catena di supermercati del centro-nord, come aspirante direttore) e mi guardavo attorno per i concorsi.
Dopo la laurea in giurisprudenza avevo iniziato a studiare per il concorso in magistratura e iniziato anche a frequentare un corso ad hoc, ma poi esigenze personali e il caso mi avevano condotto in casa editrice.
Non avevo, quindi, molta esperienza di concorsi pubblici.

Sul Corriere della Sera lessi un giorno un annuncio della CONSOB che pubblicizzava un concorso a tre posti da vice assistente in prova per la sede operativa di Milano.
Le prove d’esame consistevano in una prova scritta, in una prova a contenuto  pratico  e in una prova orale integrata da un colloquio in lingua inglese finalizzato all’accertamento  della  conoscenza  della lingua, eventualmente precedute da una prova preselettiva se il numero dei concorrenti fosse stato elevato.
Lavorando in una redazione che si occupava di manuali, testi e monografie di diritto amministrativo, sapevo cosa fosse la CONSOB, la Commissione per le società quotate e la borsa, ma ignoravo cosa implicasse la qualifica di vice assistente, quali fossero le sue mansioni effettive e soprattutto la retribuzione.
Il concorso non richiedeva la laurea, ma il possesso della stessa comportava un punteggio ulteriore.

La lettura delle materie su cui vertevano le prove del concorso mi indusse a presentare la domanda: oltre ad una conoscenza delle principali applicazioni informatiche (pacchetto Office, per intenderci), necessaria per superare la prova a contenuto pratico, si richiedeva altresì la conoscenza del diritto pubblico, con   particolare   riferimento all’organizzazione ed all’attivita’ della pubblica amministrazione, dell’ordinamento e i compiti istituzionali della CONSOB  e di nozioni di archivistica, necessaria per lo svolgimento di brevi elaborati su quesiti concernenti le suddette materie e per sostenere la prova orale.

 

Sul diritto pubblico mi sentivo abbastanza preparato (e la circostanza che abbia superato il concorso  mi permette di confermare la sensazione dell’epoca!), mentre per quel che concerne l’ordinamento e i compiti istituzionali della CONSOB  il caso, che tanta parte ha nel destino degli uomini, come ci insegnano gli antichi poeti, il caso, dicevo, volle che proprio in quel periodo stessi coordinando la pubblicazione di un volume, curato dai consiglieri di Stato Francesco Caringella e Roberto Garofoli, sulle autorità indipendenti.


Restava comunque da approfondire il ruolo specifico della CONSOB  come autorità di vigilanza di settore, ossia addentrarsi in quello che all’epoca costituiva per me una “selva oscura”, il diritto dei mercati finanziari. Ero, infine, del tutto ignaro di archivistica.

Presa la decisione che avrebbe cambiato la mia vita, quasi mi dimenticai di aver presentato la domanda di partecipazione al concorso. Fino a quando…. ricevetti dalla CONSOB  una lettera che mi convocava alla prova preselettiva. La circostanza fu il motivo determinante che mi spinse a partecipare, perché immaginai che se l’autorità aveva addirittura  inviato una lettera personale, e non si era limitata a pubblicare un avviso sul giornale o sulla Gazzetta Ufficiale, i concorrenti non dovevano essere nell’ordine delle migliaia, come avviene normalmente nella maggior parte dei concorsi pubblici.

 

A questo punto, però, toccava studiare, soprattutto le materie meno conosciute. Il primo passo da compiere era l’acquisto dei testi su cui studiare. Per i profili amministrativi delle autorità indipendenti potevo utilizzare le bozze del testo che stavo seguendo in redazione, che cominciai allora a leggere con occhi diversi, non più solo da redattore, ma anche da concorsista. Per quanto riguarda i compiti istituzionali della CONSOB, la situazione era complicata dal fatto che nel 1998 era stato adottato il Testo Unico della Finanza, e proprio in quei mesi la CONSOB  stava predisponendo i regolamenti attuativi. Non era, quindi, facile reperire manuali aggiornati perché la materia era in piena evoluzione. 
Reperii un inserto del quotidiano Italia Oggi che forniva un primo commento al TUF, e su quello cominciai a studiare superando l’iniziale sgomento per le peculiarità di questo ramo del diritto. In ogni caso lo studio dei testi era sempre accompagnato dalla lettura  della normativa di riferimento, che nel caso dei mercati finanziari coinvolge fonti molto diverse, nazionali, europee, primarie e secondarie. Infine acquistai un libro di archivistica che, devo confessare, era la materia che meno rientrava nella mia preparazione universitaria. Tuttavia, grazie soprattutto al testo scelto, che  inquadrava gli istituti nel loro contesto storico e ne tracciava l’evoluzione, mi appassionai anche all’archivistica. Certo non era facile studiare dopo il lavoro, anche perché all’epoca avevo anche una fidanzata e non potevo trascurarla del tutto.
Ad ogni modo, la sera e per buona parte del fine settimana mi dedicavo alla preparazione del concorso.

 

Venne finalmente il giorno della prova preselettiva, che consisteva in quiz a risposta multipla concernenti cultura generale, ordinamento e compiti istituzionali della CONSOB  ed elementi di informatica. Devo ammettere che lo spirito con cui l’affrontai non era quello di chi fosse veramente convinto che quella sarebbe stata la sua strada, ma riuscii a superarla.

Bisognava affrontare a questo punto la prova pratica, che consisteva nella redazione di un testo in formato Word e di uno in formato Excel sulla base di indicazioni e criteri tipografici dati per iscritto. Durante la prova, che a me non sembrava stesse procedendo molto bene, un guasto tecnico costrinse gli organizzatori ad annullarla e a rinviarla al giorno dopo, in cui originariamente si sarebbe dovuta svolgere soltanto la prova scritta. Il giorno successivo, quindi, svolgemmo entrambe le prove. La tensione era forte, anche perché l’inconveniente del giorno prima aveva disorientato tutti i partecipanti. Alla fine, superai la prova pratica ottenendo un punteggio di poco superiore a quello minimo, mentre il risultato della prova scritta fu veramente lusinghiero. Fortunatamente la graduatoria teneva conto della media delle prove pratica e scritta, per cui riuscii a collocarmi ad un buon punto della classifica provvisoria. La prova Excel era stata disastrosa (da buon giurista non avevo molta dimestichezza con i fogli di calcolo!), mentre nelle prove scritte era stata valutata molto positivamente la capacità di sintesi, unita a quella di trattare nello stesso breve tema argomenti di diritto amministrativo e di diritto dei mercati finanziari.

 

Quando mi fu comunicato che ero stato ammesso alla prova orale ero felicissimo: credevo di essere stato escluso per come era andata la prova pratica, e i giorni passati a Milano mi avevano fatto innamorare di questa città, così indaffarata ma allo stesso tempo dotata di un fascino discreto quanto penetrante.

La prova orale si teneva in quella che all’epoca era la sede milanese della CONSOB, vicino al palazzo della Borsa italiana, il “tempio” del capitalismo italiano. Mi aspettavo che la sede dell’autorità di vigilanza dei mercati fosse dotata di un’aura di sacralità e di imponenza, mentre in realtà si trattava di un piano di un palazzo alquanto anonimo e anche esteticamente ‘bruttino’! All’interno, il passaggio nei corridoi era impedito dalla presenza di numerosi faldoni che non erano stati ancora archiviati (aspettavano, evidentemente, i nuovi vice assistenti!), e l’atmosfera che si respirava era di una certa provvisorietà (alla fine ci siamo trasferiti in altra sede, ma non prima di cinque anni). Tutte queste sensazioni, comunque, le ho focalizzate soltanto molto tempo dopo, perché in quel momento ero concentrato sulla prova orale.
Anche in quel caso il destino volle mostrarsi benigno con me: l’argomento oggetto di una delle domande estratte mi fu suggerito da un collega che aveva assistito il giorno prima ad una seduta di esame.

 

Non rimaneva altro che attendere l’esito finale, che arrivò un giorno di luglio del 2000 sotto forma di una telefonata del responsabile dell’ufficio del personale che mi esortava a preparare ed inviare il più breve tempo possibile una serie documenti necessari per formalizzare la nomina. Successivamente mi fu trasmessa anche la delibera di nomina, che mi invitava a presentarmi nella sede di Milano il primo settembre per prendere servizio come vice assistente in prova!

 

Una volta nominato, sono stato assegnato a quello che all’epoca era l’ufficio emittenti quotati, chiamato a vigilare sulle società quotate e ad approvare i prospetti informativi che gli emittenti devono redigere quando offrono al pubblico e/o quotano i propri strumenti finanziari. Grazie al responsabile di quell’ufficio, mentre mi occupavo della segreteria e dell’archivio potei svolgere anche compiti che mettevano a frutto la mia laurea in giurisprudenza. Così, dopo due anni dall’assunzione partecipai al concorso pubblico da coadiutore, la prima qualifica con la quale di norma i laureati vengono assunti in CONSOB. Oggi, dopo aver superato un ulteriore concorso interno e una selezione basata su valutazione e titoli, appartengo alla carriera direttiva inferiore della CONSOB.

 

Tirando le somme di questo lungo racconto, e cercando di trarre qualche insegnamento utile a chi partecipa ai concorsi pubblici, posso dire che il risultato spesso si raggiunge attraverso un mix di studio e dedizione, determinazione a continuare nonostante tutto sembri congiurare per il peggio e un pizzico, più o meno grande, di fortuna.
Nel mio caso, se la CONSOB avesse deciso di pubblicare un avviso pubblico, con buona probabilità non mi sarei presentato alla prova preselettiva. D’altra parte, l’autorità di vigilanza dei mercati aveva bisogno di coprire più dei tre posti messi a concorso, ed io, pur essendomi classificato sesto in graduatoria, fui chiamato lo stesso, insieme ad altri due concorrenti, e altri se ne aggiunsero nei mesi successivi. Solo dopo, infatti, scoprii che il concorso era stato bandito per potenziare la sede di Milano, che ospitava interi uffici di nuova costituzione.
Pur in presenza di tutti questi segni del destino, se non avessi studiato ogni volta che mi era possibile, se non avessi letto oltre ai testi anche la normativa collegata, se non avessi messo a frutto i miei studi universitari e tutto quanto avevo imparato nei miei anni come redattore alla Simone, oggi non scriverei queste pretenziose righe sul divano della mia casa di Milano dopo aver addormentato i miei due figli (uno dei quali, ahimè, sembra orientato a tifare Milan!).

 

    Ricevi tutti gli aggiornamenti sulle pubblicazioni d'interesse

    Se hai suggerimenti, commenti o correzioni da segnalare, scrivi a blog.simoneconcorsi@simone.it