La definizione di “L2”, attribuita alla lingua italiana quando viene appresa come successiva alla lingua nativa, è entrata nelle scuole di ogni ordine e grado soltanto da alcuni anni, eppure il suo percorso didattico non è ancora ben definito. La riposta delle scuole è che mancano le risorse per attivare corsi ad hoc per i ragazzi che si ricongiungono alla propria famiglia in Italia. Manca, spesso, la formazione dei docenti, sebbene sia stata creata una classe di concorso specifica.
Si comprende, pertanto, la necessità di utilizzare in classe materiale didattico specifico: parlare di colloquio di lavoro o di bonifico all’ufficio postale è adatto agli adulti e farebbe sbadigliare gli studenti del primo periodo didattico.
La classe multilivello
I Centri per l’istruzione degli adulti (C.P.I.A.) sono le scuole pubbliche che prendono in carico i cittadini al termine dell’obbligo scolastico, ovvero a partire dai 16 anni.
Distiguere fra le tipologie degli apprendenti è il primo passo da compiere verso l’orientamento scolastico. Gli obiettivi che si prefiggono gli studenti stranieri sono diverse: l’integrazione, la regolarizzazione, la comunicazione in ambito lavorativo, il successo in ambito scolastico.
Le classi, nei C.P.I.A., sono multilivello (in una classe di trenta studenti di livello A2 non ce ne saranno due di identico livello di partenza), sono multietniche (il fattore culturale influisce sul raggiungimento degli obiettivi), sono composte da ragazzi di sedici anni e uomini di settanta.
A chi si rivolgono i corsi di italiano di livello A2 e B1
L’apprendimento della lingua italiana come L2 non è, per i cittadini stranieri, soltanto una esigenza comunicativa. Si tratta, molto spesso, della più urgente necessità di certificare il proprio livello linguistico per ragioni burocratiche: il ministero degli interni richiede, infatti, un livello A2 di conoscenza della lingua italiana al fine di ottenere il permesso di soggiorno a tempo indeterminato, ed un livello B1 per la cittadinanza italiana. L’accordo di integrazione, inoltre, prevede una conoscenza della Costituzione italiana e delle leggi principali, oltre che della lingua nazionale. Gli immigrati economici, che un tempo venivano invitati ad apprendere l’italiano come L2 dai loro datori di lavoro, oggi sono obbligati dalla legge a frequentare corsi di italiano per stranieri presso i C.P.I.A. e a raggiungere specifici livelli di apprendimento e competenze linguistiche in determinati ambiti.
Tuttavia, in Italia non ci sono soltanto lavoratori e capofamiglia, da cui dipendono i permessi di soggiorno dell’intero nucleo familiare. Molte sono le casalinghe, spesso analfabete in lingua nativa, che chiedono di imparare a comunicare con gli insegnanti dei loro figli, con i medici, con gli educatori del doposcuola: la lingua, in questo caso, diviene strumento rivoluzionario di emancipazione sociale.
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