La connessione tra ambiente e virus pone l’attenzione sulla necessità di intervenire con urgenza per salvaguardare il nostro Pianeta dagli effetti disastrosi del cambiamento climatico, dell’inquinamento, della deforestazione. Di seguito, un approfondimento sul coronavirus e i cambiamenti climatici.
La mancata percezione dei rischi legati al cambiamento climatico
Nonostante gli studi scientifici condotti a livello mondiale e i rapporti e le previsioni delle istituzioni mondiali presentino prospettive
catastrofiche in materia di cambiamento climatico, il mondo non reagisce adeguatamente per porre un freno all’alterazione dell’ambiente.
Secondo la comunità scientifica la riposta all’emergenza climatica che stiamo vivendo richiederebbe maggiori ambizioni da parte dei governi. E invece, a livello politico, l’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima tenutasi a Madrid nel dicembre 2019, non ha prodotto risultati particolari e ha posticipato gli impegni in vista del prossimo incontro che si terrà alla fine del 2020, quando diverrà operativo l’Accordo di Parigi sul clima del 2015 (che fissa precisi obiettivi di contenimento del riscaldamento terrestre).
Ciò perchè il problema ambientale è percepito come un problema lontano temporalmente, non avviene fisicamente sotto i nostri occhi e richiede un mutamento duraturo e radicale del nostro stile di vita.
Eppure il nostro odierno nemico numero uno meglio conosciuto come “Coronavirus”, diffusosi rapidamente a livello globale tanto da essere stato classificato come pandemia, rappresenta un vero e proprio campanello d’allarme che impone una riflessione meditata sulla necessità ed improrogabilità della lotta al cambiamento climatico.
Coronavirus e cambiamenti climatici: le relazioni tra virus e ambiente secondo l’OMS
Già nel 2017 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che le infezioni virali rappresentano la minaccia più seria per un Pianeta che deve convivere con le conseguenze del cambiamento climatico.
Sussiste, infatti, una stretta relazione tra ambiente e virus, in quanto un ambiente alterato dall’intervento dell’uomo, comporta per l’ambiente medesimo la necessità di creare un nuovo equilibrio, con tutte le conseguenze che ne derivano ovvero con l’alterazione dei processi di trasmissione dei virus patogeni.
In questo stato di cose i virus e i batteri tenderanno sempre più a proliferare e rappresenteranno sempre più un concreto pericolo per la salute umana tanto è vero che l’OMS stima che dal 2030 ogni anno 250 mila persone al mondo moriranno per malattie scatenate dall’effetto serra e dalle sue conseguenze.
Il legame tra Covid 19 e ambiente nel report del WWF
Proprio sul tema del legame tra il Covid 19 e l’ambiente il WWF ha, di recente, pubblicato un report (Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi) in cui sono illustrati nel dettaglio i collegamenti tra le azioni dell’uomo sugli ecosistemi e la biodiversità e le conseguenze che queste hanno sulla diffusione di alcune malattie e quindi sulla salute pubblica. In particolare si spiega che la progressiva distruzione e modificazione degli ecosistemi dovuta alla penetrazione dell’uomo nelle ultime aree incontaminate del Pianeta e al commercio, spesso illegale e incontrollato, di specie selvatiche determina, di fatto, un contatto intimo tra animali e i loro patogeni. Questa pratica è veicolo per le zoonosi (ovvero malattie che si trasmettono dall’animale all’uomo) ed aumenta il rischio di pandemie, che possono avere grandissimi impatti sanitari, sociali ed economici su tutte le comunità coinvolte.
Ciò è proprio quanto avvenuto nel caso del COVID 19, il cui contagio all’uomo pare sia partito dai pipistrelli, che sono stati prelevati dal loro habitat naturale per essere venduti e macellati vivi nel mercato di Wuan, in Cina.
Il dossier evidenzia, quindi, come il crescente impatto umano su ecosistemi e specie selvatiche, in combinazione con quello dei cambiamenti climatici globali, indebolendo gli ecosistemi naturali, facilita la diffusione dei patogeni aumentando l’esposizione dell’uomo a tali rischi.
Ad amplificare, poi, i fenomeni di cui sopra contribuisce il fenomeno dell’urbanizzazione crescente e dello sviluppo delle megalopoli e il fatto che siamo tutti interconnessi: è evidente infatti che, nel caso del coronavirus, la globalizzazione e gli spostamenti di persone e merci, ne abbiano consentito la diffusione su scala mondiale.
La necessità di conservare la natura per tutelare la nostra salute
Il report del WWF conclude affermando che:
“Per il bene del Pianeta e quindi per il nostro è diventato urgente e prioritario non solo proteggere, ma anche ripristinare gli equilibri naturali, restaurando gli habitat degradati. Il ripristino della natura e dei suoi sistemi è fondamentale per mantenere il funzionamento di tutti i meccanismi della biosfera, compresi quelli del clima”.
Occorre, dunque, a monte un diverso approccio a tutti i livelli (politico, sociale e culturale) più rispettoso nei confronti dell’ambiente, che porti a combattere prontamente il cambiamento delle temperature, l’inquinamento, la deforestazione e il consumo del suolo onde evitare le nefaste ed irreversibili conseguenze che già oggi, purtroppo, si stanno dimostrando realtà.
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