Negli ultimi mesi ci sono state parecchie novità sul nuovo esame di Stato da avvocato, prima tra tutte la proroga per altri due anni all’utilizzo dei codici annotati con la giurisprudenza durante le prove scritte.
Ricordiamo però che, tra le norme della precedente disciplina, era presente il D.M. n. 17/2018 che aveva stabilito l’obbligatorietà dei corsi per gli aspiranti avvocati iscritti all’albo dei praticanti dopo il 27 settembre 2018.
Non era chiaro, stante lo slittamento dell’entrata in vigore della riforma, se anche quest’obbligo di formazione fosse venuto meno.
Sul punto si è espresso il Consiglio di Stato che, con il parere favorevole n. 2333 del 12 ottobre, ha intimato uno slittamento di ben due anni anche per l’introduzione di tali corsi obbligatori.
Il Consiglio di Stato ha anche (letteralmente) auspicato un riordino complessivo della materia; i giudici infatti scrivono che la “dilazione biennale delle nuove modalità previste per l’esame di avvocato dovrebbe consentire di riconsiderare nel suo complesso la disciplina dell’accesso alla professione forense”.
Il Consiglio di Stato ha pertanto ritenuto opportuno uniformare i binari su cui viaggia l’esame di abilitazione alla professione forense, allineando nel tempo sia l’introduzione dei nuovi corsi obbligatori sia le modifiche allo svolgimento dell’esame (tra cui rientrano anche l’abolizione dei codici annotati con la giurisprudenza, l’aumento del numero delle discipline da preparare per la prova orale e il nuovo metodo di valutazione delle prove scritte).
La nuova data fissata per l’applicazione della disciplina prevista in materia è il 31 marzo 2020.
In cosa consistevano i corsi obbligatori?
I corsi per l’accesso alla professione forense, della durata minima di 160 ore da distribuire nell’arco dei 18 mesi di praticantato, richiedevano la frequenza obbligatoria di almeno di 80% delle lezioni organizzate da Consigli dell’ordine, associazioni forensi giudicate idonee e altre istituzioni accreditate previste dalla legge, include le SSPL.
Le lezioni, non solo in presenza ma anche in via telematica, garantivano l’accesso a delle verifiche, sia intermedie che finali necessarie per partecipare all’esame di abilitazione.
Sebbene non siano mancati dissensi alla nuova disciplina sui corsi obbligatori, c’è anche chi ritiene che tali corsi – organizzati da organi pubblici che hanno pieno titolo per erogare le attività formative anche gratuitamente – siano un ottimo strumento per contrastare le frenetiche attività di corsi privati che, spesso, lucrano sulle spalle degli aspiranti avvocati in vista dell’esame di abilitazione.
A tale pratica continua a farsi ricorso tutt’ora.
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