C’erano una volta i “fannulloni” della pubblica amministrazione, tra cui i dipendenti che timbravano il badge e andavano al bar, quelli che risultavano in malattia ed erano a giocare a tennis e così via.
Contro questi famigerati fannulloni venne intrapresa una vera e propria crociata, nel lontano 2009, dall’allora Ministro per la pubblica amministrazione Brunetta, il quale pose, tra i cardini della riforma legislativa legata al suo nome, il rilancio del merito e della produttività nel lavoro pubblico e, ovviamente, l’inasprimento delle sanzioni disciplinari in caso di assenteismo ingiustificato e falsi certificati medici.
Venne poi il tempo dei “furbetti del cartellino”, ossia specificamente coloro che utilizzavano il proprio rilevatore di presenza in maniera impropria e fraudolenta, timbrando per sé e per gli altri o risultando in servizio per poi, però, andare al supermercato. Per contrastare il fenomeno vi furono diverse misure normative, come ad esempio la riforma Madia del lavoro pubblico, che, tra le altre cose, tra il 2016 e il 2017, pose l’attenzione sulla maggiore severità delle sanzioni disciplinari e introdusse un procedimento disciplinare accelerato, con immediata sospensione cautelare del dipendente, in caso di falsa attestazione della presenza in servizio, accertata in flagranza ovvero mediante strumenti di sorveglianza o di registrazione degli accessi o delle presenze.
Alla fine vennero i “furbetti del weekend”, con strane epidemie ed assenze in alcuni pubblici uffici in determinati periodi dell’anno, come ad esempio le festività, o ancora in occasione di particolari carichi di lavoro.
Anche stavolta vennero introdotte specifiche previsioni normative dirette a prevenire e punire queste condotte.
C’erano ma…ci sono ancora?
A giudicare dalle notizie che si rincorrono ai telegiornali e dalle inchieste che puntualmente vengono riproposte sull’argomento, parrebbe proprio di sì. E certo questo nuoce non solo all’immagine della pubblica amministrazione e dei dipendenti onesti e meritevoli (la maggioranza), ma anche alle tasche dei contribuenti, quei famosi “cittadini utenti” di una pubblica amministrazione ancora troppo farraginosa, erogatrice di servizi non sempre efficienti.
La soluzione a questa piaga potrebbe essere allora, come prospettato dall’attuale Ministro per la pubblica amministrazione Bongiorno, effettuare controlli di tipo biometrico (mediante, cioè, impronte digitali o rilevazione facciale) su ogni dipendente che entra in ufficio, così da rendere praticamente impossibile barare?
Tale misura è contenuta nel disegno di legge “Concretezza”, approvato dal Consiglio dei Ministri a fine ottobre, che dovrebbe portare alla ennesima riforma della pubblica amministrazione e alla indizione di numerosi nuovi concorsi pubblici, per “svecchiare” le fila dei dipendenti con l’introduzione di nuove professionalità.
Sui controlli biometrici, tuttavia, i sindacati annunciano battaglia e sarà anche interessante vedere come verrà conciliato il sistema con le nuove e stringenti esigenze di tutela della privacy.
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