4 min di lettura
Il 6 aprile 2020, è stato rilasciato dal Ministero dell’Istruzione, di concerto con l’AGIA, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, un vademecum destinato non solo ai docenti, ma anche ai dirigenti, intitolato «Didattica a distanza e diritti degli studenti».
Il documento parte dalla constatazione che, nel corso di questa emergenza sanitaria di cui non si conoscono precedenti, gli insegnanti stanno dando prova di «uno sforzo e un impegno anche maggiori rispetto al lavoro che quotidianamente svolgete nelle aule»: beh, è un buon inizio.
Il punto di originalità di questa mini-guida consiste nella sua struttura, che assomiglia molto alle sezioni FAQ di un qualunque sito web:
quali sono le “Frequently Asked Question” a cui un docente si trova a dover rispondere ai tempi del Covid-19? Quelle che pongono i suoi alunni: «Come fanno i miei amici che non hanno il computer?», «Chi si sta occupando del mio compagno con disabilità?», «Ho il diritto di capire cosa sta succedendo» sono solo alcuni degli interrogativi che i ragazzi potrebbero già aver posto ai loro insegnanti, ma sono anche quelli che molti di essi probabilmente si tengono dentro, non riuscendo ad esprimerli o temendo di esporre la propria fragilità.
Un ulteriore punto a favore di queste poche pagine emanate dal Ministero è il fatto che esse offrono una serie di soluzioni tangibili e concrete:
- raggiungere anche a telefono i ragazzi che non sono dotati di connessione Internet o di dispositivi adeguati;
- invitare gli altri compagni a condividere appunti;
- individuare attività che prendano spunto da racconti, brani musicali o manufatti, la cui realizzazione tattile o comunque ‘concreta’ possa contribuire a normalizzare le attività quotidiane e la loro successione;
- proporre la comunicazione dei contenuti appresi nella singola disciplina, ma anche del semplice “stato d’animo” del momento, ad amici e famigliari lontani, tramite biglietti, lettere e cartoline;
- infine, al motto di «l’educazione è anche reciprocità», il vademecum invoglia i docenti ad ascoltare le proposte che vengono dai ragazzi sulle modalità o sui contenuti, cercando quanto più possibile di accoglierle e utilizzarle o, nel caso di non fattibilità, cercando di suggerire modifiche valide e argomentate.
Nella chiusa del documento, infine, nonostante non si esiti a sottolineare che quella che stiamo vivendo non è una crisi circoscritta all’ambito sanitario, ma più ampiamente «sociale, economica, culturale», si ribadisce il «compito etico» della scuola e si invita a creare una comunità multi-livello, anche e soprattutto nella collaborazione tra docenti “sul campo” e Ministero: qual è la via concreta per realizzarla? Semplice: un indirizzo mail.
lascuolanonsiferma@istruzione.it sarà infatti la “centrale” in cui potranno convergere le storie che gli insegnanti e i dirigenti avranno voglia di raccontare e soprattutto di condividere (in un’epoca come la nostra in cui lo sharing è attività quotidiana): metodologie innovative che si sono rivelate vincenti, argomenti approfonditi con giochi, invenzioni, colpi di genio e tutte quelle piccole e grandi esperienze quotidiane che crediamo possano arricchire gli altri.
Come verranno utilizzati i risultati di questa raccolta, per ora non è dato saperlo; ma perché non credere all’assunto che “esprimersi sempre, in tutti i modi” sia un ottimo antidoto ad una situazione atipica e di stress? Perché non provare a mettere nero su bianco i nostri sforzi, la loro meticolosa costruzione quotidiana e dunque la sorpresa nel constatarne il funzionamento? Una sorta di “diario dell’emergenza”, dunque, quello che il Ministero e l’Autorità ci chiedono di stilare, a cui attingere in futuro: non solo per replicarne i contenuti, ma anche per risvegliare in noi la determinazione, la forza, l’ingegno che abbiamo già dato prova di saper mettere sul campo, ora come non mai.
Qualche consiglio…
Se hai suggerimenti, commenti o correzioni da segnalare, scrivi a blog.simoneconcorsi@simone.it