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Il Ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo, ha recentemente espresso il suo punto di vista sulle questioni legate alle promozioni, alle progressioni di carriera all’interno della Pubblica Amministrazione (PA) e allo stato dell’arte rispetto agli ultimi concorsi. Nel corso dell’intervista è stato anche toccato il tema assunzioni nella PA, con il famoso obiettivo per il 2023 di 173.000 nuove assunzioni, con oltre 104.000 già effettuate. Andiamo a vedere nel dettagli quali sono i punti salienti di questa intervista.
Come sono andati gli ultimi concorsi?
I dati più interessanti sono stati forniti riguardo alla partecipazione ai concorsi pubblici. Il recente concorso all’Agenzia delle Entrate ha registrato infatti un ragguardevole interesse da parte dei candidati. Circa 170.000 persone hanno presentato domanda per il concorso che mette a disposizione 4.500 posti. Di particolare rilievo è stata la percentuale dei partecipanti appartenenti alla fascia di età under 30, che ha raggiunto il 34% del totale delle domande.
La divulgazione di questo dato ha destato non poche preoccupazioni tra i concorsisti, e in merito sentiamo di dover fare alcune considerazioni: innanzitutto, è vero che il numero di partecipanti al concorso è molto alto, ma resta più o meno allineato col numero medio di concorsisti a concorsi molto grandi come quelli all’Agenzia delle Entrate; in secondo luogo c’è da dire che il numero di persone che si presentano effettivamente al concorso non rispecchia mai, e di molto, il numero di persone che effettivamente si presentano alle prove. Infine, proprio per la strutturazione stessa del concorso, ovvero qualche decina di domande a risposta chiusa, vale davvero la pena studiare, impegnarsi e provarci.
Il ruolo dei giovani nella nuova PA
Rispondendo alle preoccupazioni riguardo alla possibile esclusione dei giovani talenti, Zangrillo ha affermato che l’esperienza lavorativa può tradursi in competenze acquisite e che l’anzianità di servizio è spesso sinonimo di esperienza pratica.
Il dibattito si è anche concentrato sulla ponderazione dell’anzianità rispetto alle competenze acquisite, soprattutto in relazione a titoli di studio avanzati come i master. Zangrillo ha difeso l’approccio attuale, sostenendo che il blocco contrattuale che molti dipendenti statali hanno subito per oltre dieci anni giustifica l’attenzione data all’anzianità. Ha ribadito che l’esperienza professionale è un criterio comune sia nel settore pubblico che in quello privato.
Le progressioni verticali
Durante l’intervista è stato inoltre affrontato il dibattito riguardante la norma che consente progressioni verticali per gli statali con almeno 10 anni di servizio, anche in assenza di laurea. Zangrillo ha chiarito che queste progressioni non sono promozioni automatiche, ma procedure selettive basate su criteri di esperienza e competenze professionali.
Il Ministro ha spiegato che la norma in questione è stata introdotta nel 2021 per permettere progressioni di carriera dopo un decennio di blocco delle assunzioni, ed ha sottolineato che le aree di elevata qualificazione sono escluse da questa disposizione in quanto si cerca di attirare giovani talenti proprio in queste aree. Ha ribadito inoltre che il merito rimane un valore irrinunciabile e che il titolo di studio, insieme all’esperienza, è uno dei criteri considerati per le progressioni.
La formazione
Infine, il Ministro ha affrontato il tema della valorizzazione del merito e delle competenze nella PA. Ha sottolineato l’importanza di strumenti e indici che consentano di valutare la performance organizzativa e individuale in modo non punitivo, ma ricognitivo e la promozione della formazione continua, con almeno tre giorni di formazione per ogni dipendente, collegando la formazione allo sviluppo della carriera. Ha anche menzionato l’aggiornamento e il potenziamento della piattaforma Syllabus per la formazione dei dipendenti statali.
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