Blocco del turnover e riforme PA: cosa dice il testo della nuova legge di bilancio Si avvicina la fase conclusiva della stesura

 

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Blocco del turnover riforme PA

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Blocco del turnover e riforme PA: cosa dice il testo della nuova legge di bilancio. La stesura della Legge di Bilancio 2025 si avvicina alla fase conclusiva, e il testo presenta novità rilevanti per il settore della Pubblica Amministrazione (PA). All’interno del testo della Manovra, infatti, sono incluse misure che impattano seppur non in maniera radicale i piani di assunzione della PA, con implicazioni dirette per quanto riguarda il comparto Scuola e Ricerca e, indirettamente, anche per quanto riguarda il comparto Sanità. All’interno di questo articolo cerchiamo di analizzare come il blocco parziale del turnover e le nuove regolamentazioni della spesa per il personale modificheranno il settore, una questione di grande interesseper chi intende partecipare a concorsi pubblici nel 2025.

Blocco delle assunzioni o turnover limitato al 75%?

Innanzitutto, bisogna aver chiaro che il nuovo piano programmatico del Governo è il blocco parziale del turnover almeno per il 2025 che prevede, per diversi settori della PA, una riduzione del 25% sulle assunzioni rispetto ai posti vacanti. Ciò significa che le nuove assunzioni potranno coprire al massimo il 75% delle cessazioni registrate l’anno precedente. Enti e istituzioni di ricerca, come anche il comparto Scuola, dovranno ridurre significativamente il turnover.

Alcuni enti di regolamentazione, quali AGCM, CONSOB, AGCom e COVIP, saranno anch’essi soggetti al blocco, mentre comparti strategici come Magistratura, Avvocatura dello Stato e Procura manterranno il turnover completo, permettendo assunzioni fino al 100% delle cessazioni. Diverso il discorso per i piccoli comuni con meno di 20 dipendenti, per i quali il blocco del 25% sarà rimandato al 2026, concedendo una deroga temporanea in funzione dell’esiguo numero di risorse necessarie.

Riduzione dei compensi per i dirigenti pubblici

Un’altra misura ragguardevole è il taglio ai compensi dei dirigenti della PA, un passo ulteriore verso l’ottimizzazione della spesa pubblica. L’articolo 111 della Legge di Bilancio limita infatti il compenso massimo dei dirigenti di enti finanziati da risorse pubbliche, imponendo un tetto massimo pari al 50% del trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione. Ci sono però delle eccezioni: le agenzie fiscali, gli enti del SSN, le autorità indipendenti come Antitrust e Garante della Privacy, i Ministeri e altri enti pubblici strategici sono esclusi da questo taglio, consentendo loro di mantenere le attuali retribuzioni.

I limiti alla spesa per il Personale

La Manovra 2025 introduce anche un nuovo indicatore di spesa specifico per il personale, calcolato annualmente in relazione alle entrate correnti medie degli ultimi tre bilanci consuntivi approvati. Per gli enti in contabilità civilistica, questo indicatore sarà rapportato ai ricavi del conto economico e non potrà superare l’80% delle entrate annue. L’obiettivo è quello di avere uno strumento di controllo diretto per le finanze pubbliche, per contenere i costi relativi alle risorse umane e garantire sostenibilità nel medio e lungo periodo.

Implicazioni per la sanità e altri comparti

Sebbene la Sanità non sia soggetta al blocco diretto delle assunzioni, la Manovra prevede un fondo di 1,3 miliardi di euro per il 2025, destinato in parte a contratti futuri e incrementi retributivi, che però verranno attuati nel 2026. Questo rimando di fatto elimina la possibilità di nuove assunzioni straordinarie a breve termine, nonostante la domanda di personale sanitario sia in aumento. Di conseguenza, le difficoltà del settore potrebbero permanere almeno per il prossimo anno.

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