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Giorgio era a mille. L’avevano convocato presso l’Accademia di Livorno per la terza fase del concorso, quella che prevede le prove di efficienza fisica, gli accertamenti attitudinali, l’esame orale di matematica e l’esame orale facoltativo di lingue straniere.
Un traguardo non raggiunto per caso: ore di studio “matto e disperatissimo”, lezioni private di matematica, pomeriggi in palestra, la piscina, vasche su vasche: un aspirante ufficiale di Marina che fallisce nel nuoto… stiamo scherzando?
E poi gli spostamenti per raggiungere le sedi d’esame: aereo, autostrada, albergo, ancora autostrada, aveva perso il conto dei chilometri.
Le prove di efficienza fisica Giorgio le supera in scioltezza. Step successivo: gli accertamenti attitudinali.
Che sarà mai, pensa Giorgio, sono motivatissimo, lo vedrebbe anche un cieco…, gli orali di matematica, quelli sono il vero scoglio.
È il momento del colloquio, e la realtà non è avara di sorprese. Da subito, Giorgio, per quanto sicuro di sé, stenta a creare una relazione positiva con lo psicologo, gli sta antipatico, si chiede dove voglia andare a parare…, ma il peggio deve ancora venire…
Scarsa attitudine, incapacità gestionale, motivazione insufficiente e altro ancora, questo il responso finale. In poche parole, non idoneo!
Giorgio stenta a crederci, è addirittura fuori di sé. Scarsa attitudine? Per non aver risposto come avrei dovuto a quattro domande stupide o perché ho completato una frase scrivendo la prima cosa che mi passava per la testa? Non ci sto, non è giusto!
Il verdetto, tuttavia, è inappellabile: si torna a casa.
L’idea che il “segreto” per entrare in Accademia sia tutto nel grado di preparazione (c’è ancora qualcuno che la pensa così?) rischia di essere fuorviante. Statistiche alla mano, infatti, gli accertamenti attitudinali sono selettivi almeno quanto le altre prove. Ma di cosa si tratta, realmente?
Ci soccorrono le Appendici al bando di concorso (il riferimento è al 2015-2016), che forniscono indicazioni diverse per la Forza Armata prescelta, anche se, in sostanza, i criteri di indagine sono similari.
Test, questionari, prove di performance, colloquio individuale e/o di gruppo mirano, di fatto, a verificare se il candidato è motivato nella scelta e, soprattutto, se è incline alla vita militare e all’altezza di ricoprire ruoli ben definiti.
In particolare, per l’accesso all’Accademia Navale, la valutazione segue le norme e le direttive emanate dal Comando Scuole della Marina e si articola in specifici indicatori attitudinali per le seguenti aree di indagine:
area “stile di pensiero”: predisposizione al cambiamento, struttura;
area “emozioni e relazioni”: autonomia e adattabilità, controllo e imperturbabilità, autostima, socializzazione, lavoro di gruppo, rapporto con l’autorità;
area “produttività e competenze gestionali”: livelli di energia e produttività, costanza nel rendimento, capacità di gestire ostacoli e insuccessi, approccio gestionale al lavoro, capacità di guida e uso della delega, spinta al miglioramento;
area “motivazionale”: bisogni e aspettative connesse all’assunzione di ruolo, ambizione, autoefficacia.
Nell’Accademia Aeronautica, dove la selezione psicoattitudinale e comportamentale dei candidati si svolge durante un tirocinio pratico, la selezione è volta ad accertare il possesso di:
inclinazione e adattabilità alla vita militare in termini di motivazione, senso della disciplina e capacità d’integrazione;
fluidità d’espressione, rapidità ed efficacia dei processi cognitivi;
efficienza fisica in ambito sportivo compatibile con le attività formative e il futuro profilo d’impiego;
attitudine per le attività previste per l’impiego quale Ufficiale dell’Aeronautica Militare relativamente alle specialità a concorso, predisposizione allo studio e all’aggiornamento professionale.
Nell’Accademia dell’Esercito, la valutazione riguarda:
l’area di adattabilità al contesto militare;
l’area emozionale (dimensione intrapersonale);
l’area relazionale (dimensione interpersonale);
l’area del lavoro (dimensione produttiva/gestionale).
Per quanto riguarda i Carabinieri, infine, gli accertamenti attitudinali tendono al riconoscimento dei requisiti attitudinali e delle potenzialità indispensabili all’espletamento delle mansioni di Ufficiale in servizio permanente dell’Arma dei Carabinieri e all’assunzione delle responsabilità che ne derivano.
Esiste un metodo per affrontare con successo i test e il colloquio con lo psicologo?
Gli esperti suggeriscono una serie di norme comportamentali.
Il colloquio è una forma di esplorazione reciproca, rilassati, ed evita, per quanto possibile, di sentirti sotto esame; soprattutto, cerca di non vivere – al pari di Giorgio – quest’esperienza come una minaccia alla tua autostima.
Sii te stesso e non mentire, chi ti sta di fronte è un professionista che dispone degli strumenti per valutare la veridicità delle tue affermazioni e per capire se stai solo cercando di ingraziartelo.
Attento alla comunicazione non verbale, anche il modo in cui stringi la mano può avere la sua importanza.
Se la domanda che ti è appena stata posta, o che leggi nel questionario, può sembrarti banale non tentare di capirne il senso, rischi di alterare il risultato del test.
Mostra interesse per l’oggetto della conversazione, anche facendo domande.
Non assumere atteggiamenti di chiusura o difensivistici: se devi ammettere un errore, non esitare a farlo.
Un ultima cosa: il nostro Giorgio ce l’ha col mondo intero per l’esclusione. La rabbia, specie dopo tanti sacrifici, è legittima, ma se, come a lui, ti capita di non superare le prove attitudinali (succede, sai?) non farne un dramma, c’è di nuovo che, a dispetto delle tue convinzioni, probabilmente non sei tagliato per la carriera militare e qualcun altro l’ha capito prima di te.
Ciro Iacone
Simone Concorsi e Abilitazioni
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