Dirigenti pubblici senza concorso: cosa cambia con la pubblicazione del DDL Merito. Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato il disegno di legge “Merito”, proposto dal Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, che introduce novità rilevanti per quanto riguarda sia i dirigenti sia in generale i dipendenti della Pubblica Amministrazione. La notizia principale riguarda i dirigenti: con la pubblicazione del Ddl Merito infatti, viene prevista la possibilità per funzionari e quadri di diventare dirigenti senza passare attraverso il tradizionale concorso pubblico, attraverso una valutazione basata sulle competenze e sulle performance lavorative.
Le novità introdotte
La novità più rilevante è l’introduzione di una via alternativa all’accesso alle posizioni dirigenziali che non prevede il tradizionale concorso pubblico. L’attenzione si sposta dalla valutazione prevalentemente teorica, tipica dei concorsi, all’accertamento delle competenze pratiche, dell’esperienza e della performance all’interno della PA . La riforma introduce anche modifiche al sistema di valutazione delle performance per tutti i dipendenti pubblici, un’espressa volontà quindi da parte del Ministero di creare un ambiente più meritocratico. La valutazione delle performance terrà ora conto non solo degli obiettivi professionali, ma anche dei comportamenti organizzativi e delle competenze trasversali come la leadership e il lavoro di squadra. In questo processo valutativo verranno coinvolti quindi anche soggetti esterni per garantire la massima obiettività e trasparenza.
Gli obiettivi della riforma
Il testo, articolato in 15 punti, delinea una riforma profonda della Pubblica Amministrazione, attraverso cui viene introdotta una modalità alternativa di accesso alla dirigenza. In particolare, una quota del 30% delle posizioni dirigenziali potrà essere assegnata attraverso una procedura semplificata. I funzionari con almeno cinque anni di servizio e i quadri con due anni di esperienza potranno candidarsi per un incarico dirigenziale a termine, previa valutazione di una commissione indipendente che includerà un esperto esterno in selezione del personale. Qualora ottenessero il rinnovo dell’incarico, la nomina a dirigente diventerebbe definitiva.
Le fasi della selezione
Il percorso di selezione per gli aspiranti dirigenti attraverso questa nuova modalità prevede una valutazione articolata in diverse fasi. Innanzitutto, verrà valutata la performance pregressa del candidato e dei risultati ottenuti nel ruolo attuale. I candidati dovranno verosimilmente affrontare una prova pratica volta a testare le loro capacità di problem-solving e decisionali in scenari pertinenti ai ruoli dirigenziali, prova che potrebbe consistere in simulazioni o analisi di casi studio. Sarà inoltre condotto un colloquio attitudinale per valutare la predisposizione del candidato alle responsabilità manageriali, incluse le sue potenzialità di leadership, le capacità comunicative e il pensiero strategico. Questo colloquio dovrebbe avere l’obiettivo di valutare la motivazione del candidato e la sua idoneità a ricoprire una posizione di leadership.
Ricapitolando quindi, la selezione dovrebbe svolgersi principalmente in tre fasi:
- Valutazione delle performance pregresse e dei risultati ottenuti nel ruolo attuale;
- Prova pratica;
- Colloquio attitudinale.
Le criticità
Il Ddl Merito mira nelle intenzioni a rendere la Pubblica Amministrazione più meritocratica ed efficiente, valorizzando le competenze pratiche e la performance. La riforma, però, ha fatto sollevare più di qualche preoccupazione in particolare da parte dei sindacati, che lamentano il potenziale rischio di trattamenti iniqui, favoritismi e alla svalutazione del ruolo tradizionale dei concorsi pubblici nel garantire pari accesso ai posti di lavoro nel settore pubblico. Il terreno su cui si svolge la disputa è chiaramente l’articolo 97 della Costituzione, in cui si afferma che:
Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.
Non si escludono quindi possibili contestazioni legali basate su principi costituzionali relativi all’impiego pubblico tramite concorso. A supporto della tesi di incostituzionalità si è già espressa, per casistiche simili, la Corte Costituzionale contro ripetuti conferimenti di incarichi dirigenziali senza concorso.
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