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Sempre più spesso i bandi di concorso, accanto alle materie tradizionali, la cui padronanza è imprescindibile per chi aspira al lavoro presso le amministrazioni pubbliche, prevedono anche lo studio di quello che ormai è diventato un binomio indissolubile: anticorruzione e trasparenza.
Non è, in realtà, una materia nel senso classico del termine, bensì un insieme di discipline che attraversano in maniera trasversale l’azione e l’organizzazione delle amministrazioni (pubblico impiego, contratti pubblici, accesso e procedimento amministrativo etc.): ecco perché si parla anche di “sistema” anticorruzione e trasparenza.
Qual è il filo rosso che lega questi due concetti?
Se “anticorruzione” vuol dire contrasto/prevenzione della corruzione, sia come reato che come complesso generale di situazioni che provocano, nell’ordine, violazione dei doveri legati alle funzioni pubbliche, malfunzionamento dell’apparato pubblico e, infine, lesione degli interessi della collettività – che, lo ricordiamo, sono l’essenza stessa dell’attività di gestione della cosa pubblica – la “trasparenza”, dal canto suo, implica una serie di strumenti, istituti e accorgimenti diretti a configurare una P.A. che si organizzi e agisca in maniera pulita, aperta e pubblica, in cui ogni scelta sia rendicontabile e tracciabile agli occhi dei cittadini.
È questo l’obiettivo che si è posto il legislatore che, per porre un freno ai numerosi eventi di maladministration, con diverse normative, dal 2012 fino ai giorni nostri, ha pensato di agire su più fronti.
In primo luogo è stata istituita l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) che ha il compito di guidare il contrasto alla illegalità a livello nazionale; successivamente è stata emanata la L. 190/2012, cd. legge anticorruzione (Piani e soggetti dell’anticorruzione e riforma del codice penale); sono stati varati il nuovo codice di comportamento dei pubblici dipendenti e il Testo Unico sulla Trasparenza amministrativa. A questi interventi si aggiungono la previsione dell’accesso civico e del FOIA (Freedom of Information Act) insieme alle nuove regole sullo svolgimento dei concorsi e sull’affidamento degli incarichi, fino agli strumenti previsti dal Codice dei contratti pubblici.
Si tratta di interventi diversi e variegati: alcuni, disegnano tutto un sistema di doveri, vigilanza e sanzioni gestito dallo Stato e da enti e figure pubbliche a ciò deputati; altri, invece, puntano direttamente all’azione degli operatori pubblici, incanalandoli sulla strada della legalità e della integrità; altri, infine (ma questi sono stati, si deve dire subito, la minoranza, almeno fino alle recentissime riforme) delineano l’attivazione di sistemi di controllo e valutazione facenti capo allo Stato come comunità, ossia ai privati, in pratica, conferendo ai cittadini-utenti il potere di valutare il servizio reso dall’amministrazione pubblica in base a quanto speso in termini di contribuzione pubblica.
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